L'acquaforte è la prima tecnica indiretta in cavo ed è la più usata come mezzo espressivo dagli artisti antichi e moderni, per la libera gestualità dell'operatore a differenza di altre che hanno bisogno di lungo tirocinio. Con l'acquaforte, gli artisti, hanno potuto distaccarsi dall'artigiano poiché loro stessi poterono disegnare la lastra guadagnando in qualità, freschezza e spontaneità.
La figura dell'artista e dell'incisore si fondono così in una sola persona.
Nell'interpretazione più plausibile, l'origine dell'acquaforte risale al Medio Evo, periodo in cui si usava l'acido nitrico (in Latino aqua-fortis, definizione medioevale degli antichi alchimisti) per incidere fregi e decorazioni su armi e armature. Successivamente il nome e la tecnica furono adottati dagli artisti incisori: questo passaggio risale al periodo tra la fine del XV e l'inizio del XVI secolo. Uno dei primi artisti ad usare l'acquaforte fu il Dürer, insieme a Daniele Hopfer, mentre il Parmigianino (1508-1540) è considerato il primo artista che, capite le possibilità dell'acquaforte, l'abbia utilizzata come mezzo espressivo.
Le fasi della lavorazione dell'acquaforte sono in questa successione: per primo la lastra, dopo essere stata levigata come per le altre tecniche, viene sgrassata con polvere di magnesio.
La lastra si pone sul piano riscaldato e s'incera con uno strato sottile ed uniforme di cera per acquaforte. Tolta dal piano riscaldato, mentre la cera è ancora fluida, con un grosso tampone di pelle, si distribuisce per costituire uno strato uniforme.
Nella fase dell'affumicatura si pone la superficie da trattare verso il basso e si affumica con il nerofumo (ottenuto dalla combustione di petrolio bianco). Questa fase è necessaria per rendere la cera più resistente all'azione degli acidi e più visibili all'artista. Il disegno é eseguito con una punta in metallo, senza naturalmente pressare.
Prima della morsura è opportuno isolare il retro della lastra e i bordi con nastro da imballaggio. Durante la morsura è a discrezione dell'artista il tempo d'immersione nell'acido, che può essere ripetuta più volte per creare segni di diversa profondità.
Il solco, infatti, come si è specificato prima, non è prodotto dall'incisione diretta, ma dall'azione indiretta dell'acido. La profondità del solco è direttamente proporzionale al tempo d'immersione in acido. Più profondo è il solco più scuro sarà il segno lasciato sulla carta.
Segue naturalmente la fase d'inchiostratura, similare a tutte le altre tecniche d'incisione, con particolare attenzione alla pulitura, anche a palmo, delle parti che vengono lasciate bianche.
Il segno così ottenuto è visibilmente netto e pulito, adatto a chi esegue lavori molto precisi e duri.