dipinti

Mag 10

Nostra Signora Art

L’invasione di Nostra Signora ART Nostra Signora Art Il manifesto: Questo progetto nasce per far sì che gli artisti di tutto il globo terrestre collaborino tra loro per la prima volta nella storia. L’invasione di nostra signora ART sarà l’invasione d’arte urbana più grande del pianeta, immaginate il colore e la bellezza delle vostre opere sparse per la vostra città, un’ immensa mostra collettiva fruibile da tutti, prendendo come sito dell’istallazione le strutture urbane ormai in disuso (ex pali della luce o della segnaletica stradale senza la loro funzione,alberi senza ovviamente recargli danno, insomma tutto ciò che esiste nella vostra città che non abbia una funzionalità o che non rechi danno a nessuno in alcun modo) …e le nostre città ne sono piene…tutto dovrà essere progettato nei minimi dettagli ed in completa sicurezza per far si che non si arrechi danno ad alcunché. Chiunque voglia partecipare deve attenersi a delle regole per non incorrere in problemi di natura legale, indi per cui, non bisogna realizzare opere su strutture condominiali, a meno che non abbiate avuto un’autorizzazione scritta dal condominio stesso, non bisogna mettere in pericolo i passanti con le proprie opere…in poche parole non dobbiamo essere attaccati dalla legge…questo deve essere un “camminare sul filo del rasoio”…chiunque non si attenga a queste regole si assume le proprie responsabilità, e comunque sia non sarà un artista che ha contribuito al progetto “L’invasione di nostra signora ART”. Invadiamo le città per difenderle dalla decadenza. Le nostre opere presidieranno ciò che non ha più un senso, ciò che in teoria dovrebbe essere asportato, ciò che non notiamo più, poiché integrato nel territorio, ridando vita e colore nelle zone dove l‘arte non può essere installata, per mancanza di spazi. Questa installazione urbana globale prende vita, per donare a tutti l’arte, poiché la cultura è cosa di e per tutti e non di e per pochi. L’arte non imbratta, non guasta, non occupa, non sostituisce ,non inquina, non offende: l’arte è un dono, amata o contestata. L’arte è vita. Basta con i soliti luoghi di esposizione alquanto arcaici e canonici…il mondo va avanti…cambiamo la concezione di mostra d’arte. Organizzazione In ogni città si deve costituire un gruppo d’artisti che eleggerà un proprio responsabile di progetto o capogruppo il quale avrà il compito di coordinare gli artisti, sia per verificare la fattibilità dell’installazione che per individuare le zone della città da invadere con la nostra arte…ogni gruppo territoriale inoltre individuerà al proprio interno un membro responsabile delle relazioni con la stampa, ovvero si costituirà una sorta di ufficio stampa che avrà il compito di pubblicizzare l’evento (il giorno dopo la performance) anche con fotografie e video. E’ sottinteso che le zone dove devono essere installate le opere, devono essere scelte in base a tutti i presupposti citati prima. Entro fine gennaio 2009 i gruppi devono aver individuato le locazioni all’interno delle proprie città…L’invasione di nostra signora ART avverrà nel mese di marzo. Al progetto possono partecipare tutte le forme d’arte che possano avere la possibilità di rimanere sul posto per un tempo indeterminato ma allo stesso tempo removibili…non bisogna curarsi del fatto che possano essere distrutte o rubate…l’opera è la performance stessa con la sua installazione avvenuta in una notte sola in tutto il pianeta (data e ora da stabilire). Il giorno dopo la performance, da ogni città, partirà un comunicato stampa che chiarirà il perché e il nome degli artisti e di coloro che si sono adoperati al progetto, elencando le vie delle installazioni, e le città diventeranno grandi gallerie d’arte contemporanea. Detto questo, non ci resta che sincronizzare gli orologi.

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Feb 05

acquerello

Pigmenti finemente macinati, stemperati con gomma arabica, diluiti in acqua, consentono una pittura di grandi trasparenze e luminosità.

Tecnica antichissima, conosciuta dagli egizi, fu riportata in auge dai miniatori medievali, ripresa nel Quattrocento da Dürer e in area inglese nel Cinquecento da John White e a fine Settecento da Sandby, Blake, Girtin, Turner, Crome, Cox, de Wint, e successivamente in epoca vittoriana. Non é molto difficile provare a fare gli acquerelli in casa, basta procurarsi delle gemme di gomma arabica (secrezioni vegetali di un tipo d'acacia originaria dei paesi arabi), e farle sciogliere in acqua fredda, immergendole in proporzione 1/10. Dopo 24 ore il liquido ottenuto é la colla arabica, che filtrata evita le impurità presenti nelle secrezioni.

La tecnica, considerata difficile e raffinata, permette di ottenere caratteristici effetti atmosferici e di redigere rapidi e felici appunti di lavoro.

Soltanto cinque i colori di base impiegati dagli acquerellisti inglesi: ocra gialla, terra di Siena bruciata, rosso chiaro, blu Monastral, nero d'avorio. Importante anche la scuola americana del secondo Ottocento e, nel Novecento, quella inglese con Burra, Nash, Jones, tedesca con Klee negli anni della Bauhaus e americana con Ben Shahn.

L'uso dell'acquerello per gli originali delle illustrazioni ne consentì anche la riproduzione a stampa col procedimento della mezzatinta. Il colore steso a velo, lasciato asciugare prima dell'apposizione del successivo, lascia scoperto in parte il bianco della carta per aumentare la luminosità dell'assieme. Le carte adatte sono di vario peso e grana. Quelle specifiche si distinguono in: pressate a freddo, pressate a caldo, non pressate o ruvide. Ottime le carte a mano, ottenute da stracci di lino sbiancati non chimicamente o con sostanze neutre e apprettate con colla, e le carte di riso giapponesi. Le carte leggere devono essere tese previo bagno in acqua e sgocciolatura; le pesanti possono essere fissate a supporto rigido e impiegate senza trattamenti. Della vasta gamma di colori oggi disponibili i professionisti non ne impiegano più di una dozzina. I pennelli d'elezione sono quelli di martora. E' preferibile usare acqua distillata per evitare le impurità.

La tecnica richiede di lavorare a colore scuro su chiaro, per stesure sottili e uniformi di toni uguali o sfumati in gradazione, o di colori diversi sovrapponendo non più di tre strati, previa asciugatura di ognuno, onde evitare esiti di colore sporco. La zona da dipingere va inumidita con acqua prima di applicare le pennellate, in senso orizzontale, facendole fondere una nell'altra. Contorni e profili si bloccano inumidendoli. Il colore può essere applicato a puntini che la percezione ottica fonde. A pennello asciutto si dipingono dettagli e nell'uso a ventaglio si ottengono effetti di rigatura. Asciugandosi, il colore tende a schiarire. La spugna consente di rischiarare colori troppo scuri che è anche possibile raschiare parzialmente a lavoro asciutto, soprattutto se al colore è stata aggiunta gomma arabica o sapone. La gomma per cancellare schiarisce ulteriormente i colori asciutti. Impiegati insieme, inchiostri e tecnica dell'acquerello producono esiti interessanti.

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Feb 05

acrilico

L'esigenza di rapida asciugatura dei colori e della loro stabilità in ogni condizione atmosferica, (proprietà che non è dei colori ad olio) fu sentita attorno agli anni Venti da un gruppo d'artisti messicani, Orozco, Rivera, Siqueiros, impegnati nella pittura murale in esterni. Iniziò la sperimentazione dei colori acrilici, condotta da Siqueiros e codificata nell'Esperimento messicano nell'arte, documento prodotto dall'artista delegato al Congresso degli artisti americani a New York. Nel 1936 un laboratorio sperimentale lavorava a tale scopo.

I colori acrilici sono pigmenti con resine sintetiche come leganti. Assomigliano all'acquerello e alla tempera. Sono diluibili con acqua e con medium acrilici. Essiccano rapidamente rimanendo stabili in strati inscindibili. Sono lisci, opachi, non riflettono la luce; possono essere trasparenti se molto diluiti. Dagli anni Cinquanta negli Stati Uniti sono impiegati largamente da Pollock, Rothko, Noland, Motherwell. Sono disponibili in Europa dagli anni Sessanta.

Una tavolozza di una dozzina di colori di base, consente una larga gamma di tinte e toni. Sono preferibili tavolozza di plastica. L'essiccazione dei pennelli e dei colori in tubetto aperto è rapidissima. Gli acrilici sono utilizzabili su ogni tipo di supporto senza particolari accorgimenti ma nel lavoro su metallo o su muro in esterni è necessario trattare la superficie ricevente con carta vetrata. Gli acrilici possono essere impiegati con l'aerografo e in forti diluizioni con pistole a spruzzo. Screziature e marezzature si ottengono previa spruzzatura di lattice o d'acqua sulla superficie da colorare.

Se si hanno a disposizione dei pigmenti di vario colore e della colla vinilica si può anche provare a fare il colore in casa, basta mischiare il pigmento con la colla vinilica fino a raggiungere la consistenza desiderata eventualmente con l'aggiunta d'acqua distillata.

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Feb 05

olio

L'olio è un materiale che lavorato da solo invecchia male, per questo motivo l'uso di un medium appropriato è fondamentale per la sua conservazione: sostituirà vantaggiosamente il solvente nelle mescolanze e dovrà essere aggiunto al colore.

È importante osservare questa regola: se si vuole dipingere a strati sovrapposti, lo strato inferiore deve essere meno ricco di medium mentre gli strati superiori saranno più ricchi per rendere più omogeneo l'insieme. È preferibile iniziare il lavoro con colore molto diluito con essenza di petrolio o di trementina per ripassare, in seguito, con strati più spessi e concentrati. L'uso di colori acrilici e vinilici come base può essere preso in considerazione visto che il colore ad olio vi aderisce bene, ma il contrario non è possibile poiché trasgredirebbe la regola del "grasso su magro", dando il fastidioso effetto craquelure.

Dai primi dell'Ottocento, la disponibilità di colori preparati industrialmente accantonò quasi del tutto l'arte di preparare artigianalmente i colori, fino allora praticata nelle botteghe degli artisti. Gamme più ricche e maggior versatilità del colore consentirono nuove tecniche favorendo alti livelli di abilità. William Turner, diretto precursore dell'Impressionismo, e gli Impressionisti francesi promossero la tecnica di frammentazione del colore: colori opachi apposti con pennellate e tocchi contigui si fondevano nella percezione osservando a giusta distanza. La loro tavolozza, priva di nero, era di poche terre. Tecnica impressionista e personali innovazioni applicate da Van Gogh furono apprezzate agli esordi del XX secolo conferendo ulteriore libertà alla tecnica che registrò differenti e inediti approcci: coesistono la tecnica classica, discendente direttamente da Van Eyck, impiegata ad esempio da Salvator Dalì, e il dripping, gocciolamento dei colori su supporto disposto orizzontalmente, introdotto dall'espressionismo astratto e tipico di Jackson Pollock.

La tecnica ad olio rimane legata in ogni caso ad un corretto impiego dei materiali che sono i pigmenti mescolati con leganti come olio di lino in varia proporzione.La nascita dei colori ad olio é sconosciuta, ma si può fare derivare dalla tempera grassa, da cui si differenzia sostanzialmente dalla mancanza del tuorlo d'uovo.

Sicuri di questi, grazie alle scoperte di analisi che si sono ottenute, si puo parlare di tecnica ad olio già nell'ambiente fiammingo, che influenzò le corti italiane e in particolare Antonello da Messina. La particolarità della tecnica è che l'olio ossidandosi rende solida e secca la pellicola di colore. L'uso di particolari oli siccativi danno più o meno la tendenza al giallo, per cui l'olio di papavero é il più consigliato a chi lavora con toni del bianco che devono restare tali, poiché ossidando questo olio non ingiallisce. Ai pigmenti già miscelati nell'olio è aggiunto un diluente come la trementina che conferisce giusta consistenza al colore. Supporti per la pittura ad olio sono tele, preferibilmente di lino, da preparare (in commercio anche tele di lino o cotone già mesticate, cioè preparate), tese su telai; tavole lignee, di compensato multistrato, truciolare ma meglio se di mogano; cartoni e carte possibilmente trattate con colle o gelatine; piccole lastre di rame; lastre di vetro dipinte al verso.

Colori, pennelli di varie forme, misure e morbidezza, di setole bianche di maiale o di martora o di peli di tasso; spatole d'acciaio liscio e flessibile; tavolozza, ciotole per l'olio e la trementina, canna appoggiamano e cavalletto costituiscono l'attrezzatura classica per la pittura ad olio.

Tra le tecniche introdotte a fine Ottocento, quella del bagnato su bagnato, impiegata da Manet facendo mescolare i colori prima dell' essiccazione, tipica del lavoro che vuol riferirsi alla prima impressione suscitata nell'artista, in opposizione ai tempi lunghi e meditati della tradizionale pittura da cavalletto eseguita soltanto in studio. Agli anni Quaranta del Novecento risale il frottage di Max Ernst, ottenuto appoggiando e quindi sollevando un foglio su una stesura di colore fresco la cui superficie risulta quindi leggermente rilevata. L'impasto, consistente in colore denso, apposto a pennello o a spatola con effetto tridimensionale, già utilizzato come base per successive velature, è stato utilizzato dagli interpreti dell'Informale negli anni Cinquanta per creare un effetto di texture ricca e materica, nello spessore della quale sono inferti segni profondi con le dita o col legno del pennello. La verniciatura a base di cera di un dipinto ad olio conferisce opacità alla superficie; una resina o una vernice a base alcolica dà una superficie lucida.

Dopo un breve periodo di essiccazione si può passare uno strato di vernice. Ad essiccazione completa dello strato di pittura (circa un anno) si potrà passare uno strato di vernice finale dopo aver ben spolverato l'opera. La verniciatura finale svolge un doppio ruolo: protegge da polvere, graffi, ecc. e conferisce al quadro una brillantezza uniforme.

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